Bonus pensione, stipendio più alto per chi non accetta Quota 103

Dal primo gennaio sono entrate in vigore nuove regole sul tema pensione, in particolare sul ritiro anticipato dal mondo del lavoro

pensione bonus alternativo a quota 103
Pensioni (Foto Pixabay – larciere.it)

La questione previdenziale prima o poi andrà risolta in maniera stabile. Da qualche anno a questa parte la pensione anticipata è stata possibile grazie a formule sperimentali che ogni anno venivano messe in campo dai vari Governi che si sono succeduti. E nel 2023 arriva il debutto della Quota 103. Che forse si avvicinerà maggiormente a quella che probabilmente sarà la prossima riforma previdenziale. La formula per la Quota 103 richiede 62 anni di età più 41 anni di contributi per poter andare in pensione. Ed il Governo Meloni a quanto pare caldeggia la formula dei 41 anni di contributi per tutti, a prescindere dall’età anagrafica.

Un po’ come la formula per i lavoratori precoci. In ogni caso le varie “Quote”, hanno consentito negli anni a decine di migliaia di lavoratori di andare in pensione senza dover attendere i 67 anni previsti dalla Legge Fonero.

Bonus pensione, chi potrà avere soldi in più

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Pensioni (Foto Pixabay – larciere.it)

Il bonus pensione che viene dato popzionalmente ai lavoratori, è un’alternativa alla pensione. Dunque sarebbe più corretto chiamarlo bonus lavoro. In pratica chi ha maturato i requisiti per andare in pensione con la Quota 103, 41 anni di contributi e 62 di età, ed invece rimane sul posto di lavoro, rientra in una nuova formula messa sul piatto dal Governo. Ovvero può richiedere opzionalmente, al datore di lavoro, di versare sullo stipendio la quota che sarebbe servita a maturare altri contributi. In pratica stipendio più alto, ma meno contributi per la pensione, quello che in passato era il bonus Maroni.

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Per ricapitolare, chi è arrivato a 62 anni di età e 41 di contributi, può scegliere tre strade distinte:

  • andare in pensione con la Quota 103;
  • continuare a lavorare versando i contributi per la pensione;
  • continuare a lavorare e chiedere al datore di lavoro di versare sullo stipendio la quota destinata ai contributi, ottenendo una busta paga più alta.

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Per l’attuazione del decreto si deve attendere il 31 gennaio 2023, data in cui esso diventerà con tutta probabilità definitivo, con l’emanazione del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, da emanarsi, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze.