Arretrati docenti e Ata in pensione, brutte notizie

Novità ben poco piacevoli per il personale della scuola andato pensione negli anni scorsi, gli arretrati si fanno attendere per docenti a Ata

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Pensione insegnante (Foto Adobe)

Ci sono delle notizie poco rassicuranti in merito agli arretrati  per il personale scolastico, docenti e Ata, che è arrivato alla pensione nel corso della validità dei rinnovi contrattuali stipulati relativi agli anni scolastici  2019, 2020, 2021, e 2022. Non solo, anche altri gruppi di ex insegnanti e Ata ora in pensione hanno delle notizie scoraggianti.

Infatti anche per coloro che sono andati in pensione negli anni 2016, 2017 e 2018, e ai quali spettano come prescrive la legge gli arretrati relativi al periodo di lavoro previsti dal CCNL (Contratto collettivo nazionale di lavoro) e la liquidazione relativa solo all’anno di servizio effettivamente effettuata, ci sono in arrivo notizie negative.

Arretrati docenti e Ata, stanno per arrivare?

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Pensione insegnante (Foto Adobe)

Purtoppo le procedure e i tempi di attesa per ottenere gli arretrati degli anni citati si stanno allungando. Infatti il personale scolastico interessato per ottenere i benefici pecuniari dovrà aspettare l’aggiornamento del rispettivo inquadramento economico, incombenza che è di competenza della scuola di servizio. Non solo, l’iter è ancora più lungo. Questo dovrà essere approvato dagli organi di controllo, cioè dalla Ragioneria provinciale dello Stato.

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E soltanto dopo questo iter inviato all’Inps per la liquidazione della somma spettante per l’adeguamento della pensione e del Trattamennti di Fine Rapporto e di Trattamento di Fine Servizio. I problemi per le scuole nella procedura potrebbero sorgere con il SIDI (Sistema Informativo Dell’Istruzione), a causa del blocco per il personale andato fuori servizio. In tal caso sarà necessario l’intervento dell’Ufficio scolastico regionale per sbloccare le informazione e consentire di procedere con l’aggiornamento dell’inquadramento del personale. Gli accordi tra Aran e sindacati prevedono che gli incrementi spettino anche al personale andato in pensione.

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Infatti “i benefici economici risultanti dalla applicazione dell’art. 47 (Incrementi degli stipendi tabellari) sono computati ai fini previdenziali, secondo gli ordinamenti vigenti, tenendo conto delle decorrenze e degli importi previsti dalle Tabelle A e C, nei confronti del personale comunque cessato dal servizio, con diritto a pensione, nel periodo di vigenza del presente contratto”. Come riportano nell’accordo citato. Dunque le attese potrebbero essere più lunghe del previsto, ma senza che venga perduto nulla.