Bonus una tantum al personale scolastico, gli importi

Emolumento per il personale scolastico,  ecco a quanto ammonta il bonus una tantum per insegnanti e personale ATA

Bonus una tantum scuola
Bonus scuola (Foto Adobe – larciere.it)

La legge di bilancio 2023 ha introdotto, ma esclusivamente per quest’anno, un compenso extra da versare, a partire dal mese di gennaio fino a quello di dicembre, a tutti i dipendenti del settore pubblico. Si tratta di un vero e proprio bonus per i dipendenti pubblici che lo troveranno in busta paga.

Il beneficio ha una durata di 13 mensilità e consiste nel 1,5% dello stipendio e varia a seconda il comparto di appartenenza, al profilo lavorativo e all’anzianità di servizio. Nella misura, naturalmente, è compreso il personale della scuola cioè docenti, ATA (personale amministrativo, tecnico e ausiliario), dipendenti dell’Università, ricerca e AFAM (Alta formazione artistica, musicale e coreutica).

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Bonus una tantum scuola
Bonus scuola (Foto Adobe – larciere.it)

Per il comparto scolastico l’importo in più che i dipendenti troveranno nel cedolino è compreso tra i 20 e i 52 euro al mese (lordi). L’incremento coinvolge anche i dirigenti scolastici e i DSGA scuola (Direttori dei Servizi Generali e Amministrativi). Questo beneficio si aggiunge, per la scuola, agli aumenti degli stipendi di professori e personale ATA deciso in sede di rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro del comparto, concordato tra ministero e sindacati, per il periodo 2019-2021. Per ciascun profilo professionale la Ragioneria dello Stato ha pubblicato le tabelle degli incrementi partendo dal personale scolastico.

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Tabelle simili ha pubblicato anche per l’università, gli enti pubblici di ricerca e l’AFAM. Si tratta quindi di incrementi lordi che avranno carattere temporaneo in attesa che si raggiungano ulteriori accordi su altri adeguanmenti degli stipendi di insegnanti e ATA. La questione resta al centro del dibattito politico anche dopo le ultime dichiarazione del ministro Valditara sulla differenziazione regionale degli stipendi sulla base del costo della vita locale.

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Una sortita che ha suscitato molte polemiche e che si lega a quella dei finanziamenti della scuola pubblica con l’apertura al contributo dei privati e la creazione di fondi perequativi centralizzati e ministeriali. Una polemica che quindi non si esaurirà nel breve e che non risolve il problema dei livelli salariali nella scuola che restano tra i più bassi di tutta Europa.